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*Verena two times

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Tecnica: olio su tavola.

Anno di realizzazione: 2011.

Specifiche
Sorgente luminosa - Es.: Monocromatico, Bicromatico Policromatico
Genere - Es.: Fantasy, Natura morta, Religioso, Paesaggistico Figurativo
Soggetto raffigurato - Es.: Cavalli, Frutta, Gatti Donne e gatto
Tecnica - Es.: Olio su tela, Matita su carta Olio su tavola
Stile dell'opera - Es.: Surrealismo, Cubismo, Astrattismo Realismo
Dati artista
Esperienza artista - Es.: Emergente, Esperto Esperto
  • Certificazione di autenticità
  • Opera numerata
  • Firma dell’Artista
  • Reso in 10 giorni lavorativi
  • Garanzia di rimborso al 100% entro 30 giorni
  • Consegna standard
€14.000,00
Tasse escluse: €14.000,00
  • Disponibilità: Disponibile
  • Dimensioni: 70cm x 0cm x 90cm

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Saturno
Saturno Buttò
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Nato a Portogruaro - VE nel 1957, Saturno Butto' studia al Liceo Artistico e all’ Accademia di Belle Arti di Venezia, diplomandosi nel 1980.  La sua opera e' caratterizzata da una personalissima interpretazione formale dell'arte sacra europea e da una perizia tecnica impeccabile, che ricorda quella dei grandi maestri della nostra tradizione pittorica.  In continuo conflitto tra erotismo e dolore, trasgressione ed estasi, i pregiati dipinti su legno di Butto' sviscerano la visione intransigente e contraddittoria dell'iconografia religiosa occidentale nei confronti del corpo, da un lato esibito come oggetto di culto, dall'altro negato nella sua valenza di purissima bellezza erotica. Ne scaturisce un'affascinante tensione che esalta innanzitutto la figura umana, che nella sua opera e' da sempre al centro della scena. Butto', dopo più di un decennio trascorso nel proprio studio  a perfezionare la tecnica ad olio, inizia la sua carriera espositiva nel 1993, anno in cui viene pubblicata anche la sua prima monografia: ''Ritratti da Saturno: 1989-1992''. Da allora seguono numerose esposizioni personali in Europa, Asia e negli Stati Uniti. Successivamente ha pubblicato altri quattro cataloghi monografici: ''Opere 1993-1999'' e  “ Martyrologium '' (2007) e “Saturnicore (2013) e “Breviarium Humanae Redemptionis” (opere dal 2007 al 2014) L'artista vive e lavora a Bibione in provincia di Venezia.

“Io ritraggo persone. Mi interesso dell’identità e delle implicazioni psicologiche. 
Non mi preoccupo della reazione che il pubblico ha davanti alle mie opere.
Lavoro per me stesso e un fine catartico non lo escluderei. 
Dipingendo cerco qualche cosa che mi emozioni e che soddisfi le mie curiosità: sono attratto da quello che non conosco, spesso dal lato negativo della psicologia umana”, in perfetto accordo con quanto sosteneva Geoffrey Hartman: “La grande arte è sempre scortata dalle sue due oscure sorelle, l'empietà e la pornografia”.
Saturno Buttò.

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Born in Portogruaro - VE in 1957, Saturno Butto 'studied at the Liceo Artistico and at the Academy of Fine Arts in Venice, graduating in 1980. His work is characterized by a very personal formal interpretation of European sacred art and a technical expertise impeccable, reminiscent of that of the great masters of our pictorial tradition. In continuous conflict between eroticism and pain, transgression and ecstasy, the precious paintings on wood by Butto 'dissect the uncompromising and contradictory vision of Western religious iconography towards the body, on the one hand exhibited as an object of worship, on the other denied in the its value of pure erotic beauty. The result is a fascinating tension that first of all exalts the human figure, which in his work has always been at the center of the scene. Butto ', after more than a decade spent in his studio perfecting the oil technique, began his exhibition career in 1993, the year in which his first monograph was also published:' 'Portraits from Saturn: 1989-1992' '. Since then, numerous solo exhibitions have followed in Europe, Asia and the United States. Subsequently he published four other monographic catalogs: '' Works 1993-1999 '' and "Martyrologium '' (2007) and" Saturnicore (2013) and "Breviarium Humanae Redemptionis" (works from 2007 to 2014) The artist lives and works in Bibione in the province of Venice.


“I portray people. I am interested in identity and psychological implications.

I don't care about the reaction that the public has in front of my works.

I work for myself and I would not rule out a cathartic goal.

In painting, I look for something that excites me and satisfies my curiosities: I am attracted to what I do not know, often from the negative side of human psychology ", in perfect agreement with what Geoffrey Hartman argued:" Great art is always accompanied by its two dark sisters, wickedness and pornography ”.


Saturno Burtò

L'arte sacra al giorno d'oggi può fare scalpore e dare il via a polemiche sterili e sciocche; è il caso dell’artista veneto Saturno Buttò che cerca di entrare nell’animo umano attraverso la pittura in discontinuità con la tradizione pittorica, sottolineando gli aspetti più sgradevoli ed inquietanti che straniscono chi guarda aspettandosi di trovarsi davanti a un Beato Angelico Annibale Carracci.

Buttò sembra sfidare l’appassionato d’arte e non a vedere quello che non vogliamo vedere e che eppure siamo in grado di manifestare ogni giorni inconsapevolmente immersi nella frenesia e nella confusione della società contemporanea. L’artista veneto ci sbatte in faccia la caducità del corpo umano, le manie della mente umana, la pesantezza della nostra anima che si riversa sull’aspetto fisico. Il linguaggio artistico utilizzato da Buttò è magnetico: gotico, bizantino, fiammingo, barocco, nella sua migliore tradizione europea che ricorda artisti come Hugo van der Goes, Rogier van der Weyden, Hans Memling, Jeronymous Bosch per la monumentalità di certe pose e per l’astrazione soprannaturale, fino ad arrivare ad artisti contemporanei come Joel Peter Witkin, Robert Mapplethorpe, Andres Serrano per il modo di concepire la preparazione della tavola come se fosse una scena di un set fotografico e una certa teatralità dello spazio e dei soggetti che lo occupano.

L’intera produzione di Saturno Buttò è una visione di disperazione, dolore, sangue, erotismo, aspirazione verso l’Alto: la rappresentazione della realtà, sviscerata in una rigorosa e contraddittoria iconografia religiosa occidentale nei confronti del corpo, da un lato esibito come oggetto di culto, dall’altro negato nella sua valenza di pura bellezza erotica che promette il paradiso, è anche intesa in senso simbolico da cui scaturisce una tensione che esalta la figura umana presentata una volta con “toni elevati” altre con quelli dell’abbiezione.

Le paradossali figure umane di Saturno Buttò, attori e attrici dark della loro indole, potrebbero vagabondare tranquillamente in un romanzo di Dostojevskji o Bulgakov, divisi tra il Bene e il Male, tra voglia di salire al Cielo e quella discendere nel sottosuolo, portando sulle spalle il fardello della libertà che è il vero abisso che affascina tutti: Buttò ci fa vedere quanto siamo attratti dal male, ma la sua scoperta e intellegibilità significa anche vittoria e bellezza tanto cara all’artista, perché possiamo essere certi che il mondo di può conoscere e persino nell’inferno terreno, possiamo vivere di attimi che hanno del miracoloso. Gli uomini e le donne di Buttò sono entità che de-creano, cercando di smarcarsi da menzogne idealizzate per giungere alla verità soprattutto attraverso la sensibilità più che con la ragione. I visi e i corpi dei suoi protagonisti (soprattutto donne a volte illuminate dalla Grazia il più delle volte invece luciferine, richiamano alla mente alcuni versi terribili di Baudelaire: “Ahimè! Tutto è abisso – l’azione, il desiderio, il sogno, la parola! E tra i miei capelli che si rizzano completamente sento passare di frequente il vento del Terrore”.

Non solo. Come cantava il celebre poeta francese, le tavole (non tele, a dimostrazione che la sua arte vuole inserirsi nella grande tradizione pittorica del Quattrocento, Cinquecento e Seicento) di Buttò sembrano esprimere al contempo un senso di attrazione e repulsione per il mondo contemporaneo e per l’essere umano stesso che è il medesimo da sempre. D’altronde gli incubi hanno origine divina e l’artista di Portogruaro innalza la decadenza mentale che corrisponde a quella fisica, a stato demoniaco che ha la stesso valore sacrale e solennità delle opere bizantine e classiche, mostrando come lo stesso concetto di “sacro” sia ambiguo”. La rappresentazione degradante della sensualità, propria di Baudelaire, e in particolare delle combinazioni donna-desiderio-morte-decomposizione rispondono ad una tradizione cristiana sempr esistita, specialmente verso la fine del Medioevo, che nella personale interpretazione di Buttò diviene rappresentazione di uno sterile appagamento dei sensi dell’uomo contemporaneo in una visione di artificiosità. A differenza di Baudelaire, Buttò è artista divertente e divertito, ludico che ancora non sa se credere o meno, certamente cerca, osserva, è attratto dalla spiritualità come se questa fosse un magnete, e la cupezza religiosa che ha grande potere evocativo, quell’oscurità che ha sempre accompagnato la fede e di conseguenza anche l’arte.

Sorprende come un’opera in particolare, ovvero “Blade Lovers” possa richiamare alla mente le parole del poeta maledetto in merito all’amore: “L’amore è molto simile a una tortura o a una operazione chirurgica. Anche se i due amanti sono molto innamorati e colmi di reciproci desideri, uno dei due sarà sempre più calmo o meno invasato dell’altro. Quello, o quella, è l’operatore, ovvero il carnefice; l’altro, o l’altra, l’assoggettato, la vittima”.

L’amore dunque, anche per Buttò può avere sia l’aspetto romantico, dolce, che quello balordo e ubriaco, che ha il colore del sangue, una sete carnale dunque; così come la Natura, seguendo ancora il pensiero di Baudelaire, non ha nulla di bello, è solo caos e abominio divino, contro il quale l’uomo può combattere possedendo lui l’arma della bellezza, la sua bellezza, che è artificio ed imitazione della natura stessa.

L’altra componente quasi sempre presente delle opere di Buttò è il sangue che ha valenza sacra, rituale, sessuale, vitale, alimentare. Il sangue, come dice anche la Bibbia è il sostrato materiale della vita del corpo che è a sua volta l’unità di misura dell’artista veneto che si muovo tra purezza e impurità. La vita, di cui il sangue come sostanza è principio, impregna la “carne”, basti pensare che nei primi cinque libri dell’Antico Testamento la parola “carne” è quasi del tutto priva di una connotazione morale negativa, nella misura in cui denota tutta la materia organica dotata di vita.

Dati questi elementi, si può affermare che Buttò, riprendendo le parole dell’antropologa Camille Paglia, ignori l’armonia, l’ordine e la bellezza della Natura dietro un apparente caos che chiamiamo tale solo perché non siamo in grado di riconoscere determinati segni, flussi e cicli. Il caos è tutto nella mente e nella visione spesso distorta dell’uomo, che Buttò vestendo spesso i panni del dandy, rappresenta nelle sue sfumature, compresa quella dell’insofferenza verso tutto ciò che è naturale. Anche dietro l’apparente blasfemia e pornografia (che non è una sorella dell’arte, come sostiene l’artista, semmai una banale deriva che prende chi non sa fare Arte anche un urinatoio) delle opere di Buttò. Si legge dunque un desiderio di veicolare bellezza, ironia e gioia di vivere, dando voce alle pulsioni e ai mutamenti (anche sessuali) dell’uomo, persino del santo, del martire, ai suoi riti primitivi e quotidiani, alle ierogamie, alle messe nere, lasciandoci con almeno un paio di domande: l’estasi religiosa è anche un’esperienza sessuale che è semplicemente una prova che si è vivi? Bisogna davvero annientare il proprio corpo per avvicinarsi a Dio? E una quasi certezza: il mondo sotterraneo, buio e pauroso non è la sede del male e delle tenebre, ma anche in esso vive la nostra anima. Ciò che sta sotto non sempre è sinonimo di degrado, ma può significare semplicemente profondità. Quella profondità che non capiamo da dove provenga ma che ci fa vivere anche “involontariamente” come ci mostrano molti dei personaggi di Buttò che hanno la “tentazione di esistere”, per dirla alla Cioran e come Cioran, l’artista veneto, esorcizza i nostri fantasmi, sublimandole tenebre per approdare all’amore, profumando i protagonisti delle sue opere, che apparentemente sanno di marcio, incastonandoli nella solennità dell’arte metafisica e nella bellezza del soprannaturale.

Annalisa Grasso

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