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Federico
Federico Pisciotta
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PREMI

2023 - II Premio Giuliano Nozzoli, Torre di San Vincenzo, Livorno. 

2019 – Premio della Stampa, Vernice Art Fair, 17ª edizione, Romagna Fiere, Forlì.

2016 – I Premio, ARTAVITA International Artist Contest, Santa Barbara, California, USA.

2016 – Premio Back Cover, Art & Beyond Studio, Inc. publisher, Morton Grove, Illinois, USA.

2015 – Premio Arte Critica, Grifio Art Prize, Concorso Internazionale d’Arte online.

2015 – Premio Giuria Tecnica, PremioArt Caffè Letterario, III edizione, Caffè Letterario, Roma.

2007 – Premio Operosità ENAP, Roma.

2006 – I Premio Mario Dell’Arco, Sezione Arti Figurative, X edizione, Accademia Giuseppe Gioachino Belli, Roma.

2005 – Premio Segni d’Arte Young, Gilda, Roma.

2000 – I Premio, I Grandi della Storia, Galleria Forum Interart, Roma.

1999 – II Premio, III Biennale di Arti Visive Città di Roma, Palazzo del Comune, Frascati, Roma.

1999 – II Premio, Trofeo Sibilla, Galleria La Sibilla, Frascati, Roma.

1999 – I Premio, E’ Roma, è Forum, Galleria Forum Interart, Roma.

1992 – I Premio, Arteroma ’92, I nuovi confini d’Europa, Palazzo dei Congressi, Roma.

1991 – Targa Colosseum, Galleria Forum Interart, Roma.


BIOGRAFIA

Federico Pisciotta è un artista italiano contemporaneo nato a Roma il 30 ottobre 1975. Iniziato alla pittura nei primi anni Ottanta sotto la guida del M° Gino Righetto e Giorgio Vespaziani. Nel 1987 si trasferisce nella Scuola d'Arte del M° Roberto Ascolese che segue fino ai primi anni Novanta. Nel 1993 si diploma presso il VI Liceo Artistico Statale di Roma e nel 1997 in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, con Nunzio Solendo e Sandro Trotti.
Dopo essersi dedicato per diversi anni al perfezionamento delle tecniche pittoriche, guardando ai grandi maestri del passato, inaugura una breve parentesi impressionista, che vede una serie di realizzazioni spesso paesaggistiche. Segue il periodo compositivo surrealista, un momento fondamentale e molto caro all'artista, legato alla memoria della Metafisica dechirichiana. Più tardi recupera gli schemi della tradizione figurativa attraverso una personale rielaborazione del pop americano. Si apre la complessa ricerca che lo porterà alla fase esistenzialista inaugurata con la personale “Ænigma” nella primavera del 2003 e perfezionata con una originale sequenza di “Composizioni” che ritagliano dei personalissimi squarci prospettici caratterizzati dalla frequente riproposizione di alcuni oggetti simbolici.
Nell’estate del 2005, con “Operaplastica”, il mistero del vero invade i nuovi elementi che esaltano, attraverso fluttuanti masse di colore, la materia che li compone: la plastica. Questo filone prosegue nelle raffinate versioni degli “Scacchi” e, successivamente, i richiami all’evoluzione della materia, potenziati dall’utilizzo di rame, acciaio, alluminio, metallo e blocchi di cemento armato nella serie degli “Autoritratti” presentati per la prima volta in “Antologia Plastica”, suggeriscono un approdo più intimistico, ispirato all’esplorazione dei “sentieri dell’anima” e alla ricerca di un linguaggio pittorico capace di trasmettere le profonde inquietudini.
Dopo aver insegnato per diversi anni nella capitale, si dedica esclusivamente alla pittura e alla ricerca artistica contemporanea.
Partendo dall'ultima riproposizione compositiva adottata negli ultimi anni, scopre per caso l'ultima generazione dei videogames. Si inaugura l'ultimo progetto che viene presentato per la prima volta a Monaco di Baviera nell'estate del 2014. Si avvale di un personale processo di rivisitazione della pittura, supportato da interazioni multimediali che richiamano l'ossessiva presenza dell'iconografia informatica. I soggetti principali messi in scena sono tratti dai più noti videogame player, alcuni creati attraverso l’ibridazione tra personaggi di matrice storica e virtuale, poi inseriti in un contesto assolutamente estraneo alla narrazione videoludica ma facilmente riconducibili alle nostre abitudini post-sociali. I suoi videoplayer in plexiglass, retroilluminati da lampade Led RGB, stravolgono l’equilibrio della pittura tradizionale creando uno spazio di transizione dell’immagine che sottolinea la precarietà e le illusioni della società postmoderna.
Ha partecipato a mostre collettive e personali in Italia e all’estero esponendo presso alcuni spazi pubblici prestigiosi come la Fondazione Museo Venanzo Crocetti, Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Palazzo Barberini, Roma, Palazzo dei Congressi, Roma, Complesso Monumentale della Bocca della Verità, Roma, Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri, Roma, Forte Sangallo, Nettuno, Roma, Museo Civico Archeologico, Anzio, Roma, Scuderie di Palazzo Aragona, Vasto, Chieti, Museo Cà de Carraresi, Treviso, Museo Emilio Greco, Catania, Palazzo Vigo di Torre Archirafi, Riposto, Catania, MUMA, Museoteatro della Commenda di Prè, Genova, Galata Museo del Mare, Genova, Chiostro della Ss. Trinità, Archivio di Stato, Venezia, Torre di San Vincenzo, Livorno, Galleria DAP1,Varsavia, DomagkAteliers, Halle 50, Monaco di Baviera, Battersea Art Centre, Londra.

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AWARDS

2023 - 2nd Prize Giuliano Nozzoli, Tower of San Vincenzo, Livorno. 

2019 – Press Award, Vernice Art Fair, 17th edition, Romagna Fiere, Forlì.

2016 – 1st Prize, ARTAVITA International Artist Contest, Santa Barbara, California, USA.

2016 – Back Cover Award, Art & Beyond Studio, Inc. publisher, Morton Grove, Illinois, USA.

2015 – Critical Art Award, Grifio Art Prize, International Online Art Competition.

2015 – Technical Jury Prize, Caffè Letterario Art Prize, III edition, Caffè Letterario, Rome.

2007 – ENAP Industriousness Award, Rome.

2006 – 1st Prize Mario Dell'Arco, Figurative Arts Section, X edition, Giuseppe Gioachino Belli Academy, Rome.

2005 – Segni d'Arte Award, Gilda, Rome.

2000 – 1st Prize, The Greats of History, Interart Forum Gallery, Rome.

1999 – 2nd Prize, III Biennial of Visual Arts City of Rome, Palazzo del Comune, Frascati, Rome.

1999 – 2nd Prize, Sibilla Trophy, La Sibilla Gallery, Frascati, Rome.

1999 – 1st Prize, It's Rome, it's Forum, Forum Interart Gallery, Rome.

1992 - 1st Prize, Arteroma '92, The new borders of Europe, Palazzo dei Congressi, Rome.

1991 – Plaque Colosseum, Forum Interart Gallery, Rome.


BIOGRAPHY

Federico Pisciotta is a contemporary Italian artist born in Rome on October 30, 1975. He started painting in the early eighties under the guidance of Master Gino Righetto and Giorgio Vespaziani. In 1987 he moved to the Art School of Master Roberto Ascolese who he followed until the early nineties. In 1993 he graduated from the VI Liceo Artistico Statale in Rome and in 1997 in Painting at the Academy of Fine Arts in Rome, with Nunzio Solendo and Sandro Trotti.
After dedicating himself for several years to perfecting pictorial techniques, looking to the great masters of the past, he inaugurates a brief impressionist parenthesis, which sees a series of creations, often landscapes. The Surrealist compositional period follows, a fundamental moment very dear to the artist, linked to the memory of De Chirico's Metaphysics. Later he recovers the patterns of the figurative tradition through a personal reworking of American pop. The complex research begins that will lead him to the existentialist phase inaugurated with the solo show "Ænigma" in spring 2003 and perfected with an original sequence of "Compositions" that carve out very personal perspective glimpses characterized by the frequent re-proposition of some symbolic objects.
In the summer of 2005, with “Operaplastica”, the mystery of truth invades the new elements which exalt, through fluctuating masses of colour, the material that composes them: plastic. This trend continues in the refined versions of the "Chess" and, subsequently, the references to the evolution of the material, enhanced by the use of copper, steel, aluminum, metal and reinforced concrete blocks in the series of "Self-portraits" presented for the first time in "Plastic Anthology", they suggest a more intimate landing, inspired by the exploration of the "paths of the soul" and the search for a pictorial language capable of transmitting deep anxieties.
After teaching for several years in the capital, he devoted himself exclusively to painting and contemporary artistic research.
Starting from the latest compositional reinterpretation adopted in recent years, he discovers the latest generation of videogames by chance. The latest project is inaugurated and presented for the first time in Munich in the summer of 2014. It makes use of a personal process of revisiting painting, supported by multimedia interactions that recall the obsessive presence of computer iconography. The main subjects staged are taken from the most well-known videogame players, some created through the hybridization between historical and virtual characters, then inserted in a context absolutely unrelated to videogame narration but easily attributable to our post-social habits. His plexiglass video players, backlit by RGB Led lamps, distort the balance of traditional painting by creating a space of image transition that underlines the precariousness and illusions of postmodern society.
He has participated in group and personal exhibitions in Italy and abroad, exhibiting in some prestigious public spaces such as the Venanzo Crocetti Museum Foundation, Rome, Palazzo delle Esposizioni, Rome, Palazzo Barberini, Rome, Palazzo dei Congressi, Rome, the Complesso monumentale della Bocca della Verità, Rome, Historical Museum of Carabinieri, Rome, Forte Sangallo, Nettuno, Rome, Civic Archaeological Museum, Anzio, Rome, Stables of Palazzo Aragona, Vasto, Chieti, Cà de Carraresi Museum, Treviso, Emilio Greco Museum, Catania , Palazzo Vigo di Torre Archirafi, Riposto, Catania, MUMA, Museoteatro della Commenda di Prè, Genoa, Galata Museo del Mare, Genoa, Cloister of the Holy Trinity, State Archives, Venice, Tower of San Vincenzo, Livorno, DAP1 Gallery, Warsaw, DomagkAteliers, Halle 50, Munich, Battersea Art Centre, London.


FIERE

 

2019 - VERNICE ART FAIR, Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea, Romagna Fiere, Forlì. 

 

2016 - ART EXPO NEW YORK, rappresentato da Art Nation Wynwood Gallery, booth #465,466, Pier 94, New York. 

 

2015 - ARTE GENOVA 2015, rappresentato da SATURA Art Gallery, Area Fiere, Genova. 

 

2015 - AFFORDABLE ART FAIR, rappresentato da ARTROOMS Italia, Superstudio Più, Milano. 

 

2015 - ART SAN DIEGO,  rappresentato da Artisan Direct, LTD, Pittsford, NYC, booth #325, San Diego Convention Center, San Diego, California. 

 

2015 - SPECTRUM Miami, rappresentato da Art Platform NYC, booth #519, Midtown Miami, Wynwood District, Miami. 

 

2015 - ART EXPO NEW YORK, rappresentato da Basak Malone LLC, NYC, booth #133, Pier 94, New York. 

 

2014 - SPECTRUM Miami, rappresentato da Artisan Direct, LTD, Pittsford, NYC, booth #713, Midtown Miami, Wynwood District, Miami. 

 

2014 - ART SAN DIEGO, rappresentato da Artisan Direct, LTD, Pittsford, NYC, booth #321, San Diego Convention Center, San Diego, California. 

 

2014 - ART EXPO NEW YORK, rappresentato da Artisan Direct, LTD, Pittsford, NYC, booth #241, Pier 94, New York. 

 

2013 - ART EXPO NEW YORK, rappresentato da Artisan Direct, LTD, Pittsford, NYC, booth #168,178, Pier 94, New York. 

 

 

 

 

ESPOSIZIONI COLLETTIVE


2023 - Premio Giuliano Nozzoli, Torre di San Vincenzo, a cura di Nicola Nozzoli e Vault Art Consulting, Livorno. 

 

2022 - La Quinta Stagione, II Edizione, Cisterna di Santa Maria in Castello, a cura di Benedetta Spagnuolo, Genova. 

 

2021 - La Quinta Stagione, Cisterna di Santa Maria in Castello, a cura di Benedetta Spagnuolo, Genova. 

 

2020 - Art Paper International, Galerie L'Atelier, a cura di Leonardo Pecoraro Hünibach, Berna, Svizzera. 

 

2019 - MUSICAL FRAGMENTS, II Edizione, Sala Messina (Ex pescheria), a cura di Benedetta Spagnuolo, Giarre, Catania. 

 

2019 - PRESENCIAS - BCM Art Gallery, a cura di Silvia Arfelli, Barcellona. 

 

2019 - PERFECT DAY, Galata Museo del Mare, Galleria delle Esposizioni, a cura di Benedetta Spagnuolo, Genova. 

 

2018 - IMPRESSUM, Museo Emilio Greco, a cura di Benedetta Spagnuolo, Catania. 

 

2018 - FRAGILE, Handle with care III, MUMA Museoteatro della Commenda di Prè, a cura di Benedetta Spagnuolo, Genova. 

 

2018 - LIEU/NON LIEU - I non luoghi della mente, Museo Emilio Greco, a cura di Benedetta Spagnuolo, Catania. 

 

2017 - FRAGILE, Handle with care II, MUMA Museoteatro della Commenda di Prè, a cura di Benedetta Spagnuolo, Genova. 

 

2017 - LIEU/NON LIEU - I non luoghi della mente, Palazzo Vigo di Torre Archirafi, a cura di Benedetta Spagnuolo, Riposto, Catania. 

 

2016 - Different Point of View, Solari 11 - Bisleri 1881, a cura di Diego Ciotola e Fabio Di Vittorio, Milano. 

 

2016 - Credere la Luce 6, Sotto il Manto di Maria, Museo Dello Splendore, a cura di Marialuisa de Santis e Federica de Lucia, Giulianova, Teramo. 

 

2016 - Pre Opening Gallery Exhibition, Art Nation Wynwood Gallery, curated by Jayson Samuel, Miami. 

 

2016 - REPLAY, Il vizio dell'errore, Sala Messina (Ex pescheria), a cura di Benedetta Spagnuolo, Giarre, Catania. 

 

2015 - PremioArt Caffè Letterario, III edizione, Caffè Letterario, a cura di Pamela Cento, Roma. 

 

2015 - ARTE A PALAZZO, Il caleidoscopio dell’Arte Contemporanea in uno scrigno del Cinquecento, Galleria Farini Concept, Palazzo Fantuzzi, presentata da Beatrice Buscaroli, Bologna. 

 

2015 - M.A.D. Opening Exhibition, , M.A.D. Gallery, a cura di Carlo Greco e Alessandra Magni, Milano. 

 

2015 - ARTE A PALAZZO, L’ebbrezza del contemporaneo, Galleria Farini Concept, Palazzo Fantuzzi, presentata da Claudio Spadoni, Bologna. 

 

2015 - Shingle 22j, V Biennale d'Arte Contemporanea di Anzio e Nettuno, Museo Civico Archeologico, a cura di Elisabetta Civitan, Anzio, Roma. 

 

2015 - Quant'è bella Giovinezza, INCONTRARTI 2015, Le proposte del Premio Vasto, Scuderie di Palazzo Aragona, a cura di Daniela Madonna, Vasto, Chieti. 

 

2015 - WIA Expo, Warsaw International Art Expo, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura a Varsavia, Galleria DAP1, a cura di Pamela Cento, Varsavia. 

 

2015 - Biennale di Genova, Esposizione Internazionale di Arte Contemporanea, Palazzo Stella, a cura di Mario Napoli, Genova. 

 

2015 - Quinta Rassegna di Arte Contemporanea, Museo Casa dei Carraresi, a cura di Daniel Buso, Treviso. 

 

2015 - This is Contemporary Art, PHOTISSIMA Art Fair, Festival e LGBTE International Arts, Chiostro della Ss. Trinità, Archivio di Stato, Venezia. 

 

2015 - BATTERSEA ART STATION, International Art Exhibition, Battersea Art Centre, Londra. 

 

2015 - 6x6, Galleria All’Angolo, a cura di Leonardo Pecoraro e Adriano Pizzagalli, Mendrisio, Svizzera. 

 

2015 - Donna In-Forma, Fondazione Museo Venanzo Crocetti, a cura di Giorgio Palumbi e Laura Salerno, Roma. 

 

2015 - ARTPROTAGONIST, Premio Internazionale d'Arte Contemporanea, Villa Contarini, a cura di Maurizio Pradella, Piazzola sul Brenta, Padova. 

 

2014 - Prima Biennale della Creatività in Italia, Palaexpò Verona Fiere, a cura di Paolo Levi e inaugurata da Vittorio Sgarbi, Verona. 

 

2014 - SATURA International Contest, Palazzo Stella, a cura di Mario Napoli, Genova. 

 

2014 - MA-EC Art Expo 2014, Milan Art & Events Center, a cura di Mario Napoli, Milano. 

 

2014 - EGOS VII Exhibition, Royal Opera Arcade Gallery, a cura di Rosi Raneri ed Elizabeth Mitchell D’Anna, Londra. 

 

2014 - Quarta Rassegna di Arte Contemporanea, Museo Casa dei Carraresi, a cura di Daniel Buso, Treviso. 

 

2014 - Artisti a confronto, Dialogo fra generi, Artexpertise Gallery, a cura di Marina Volpi e Tommaso Gardenti, Firenze. 

 

2014 - Cattura il respiro, Magazzini del Cotone, a cura di Flavia Motolese, Genova. 

 

2014 - Artitaly & Artworld, Domagk Ateliers, Halle 50, a cura di Pamela Cento, Monaco di Baviera. 

 

2014 - Con/corso Buenos Aires VI “I Trenta”, ArtPassage, a cura di Giuseppe Villani, Milano. 

 

2014 - Il Museo in Vetrina, Museo Casa dei Carraresi, a cura di Daniel Buso, Treviso. 

 

2013 - Collective Opening Exhibition, Milan Art & Events Center, a cura di Weizhen Jiang, Peishuo Yang e Helena Sans, Milano. 

 

2022 - "Videoplayer", Circolo delle Vittorie, a cura di Nicoletta Rossotti e Antonio Fugazzotto, Roma. 

2015 “T-REality”, M.A.D. Gallery, Milano, a cura di Alessandra Magni e Carlo Greco. 

2015 “Futuro adesso”, esposizione in realtà aumentata 3D, VGallery1, Cento Virtual Space, a cura di Pamela Cento. 

2008 “Dipinti”, da Operaplastica, Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto, Ufficio Culturale Egiziano, Roma, a cura di Nicolina Bianchi. 

2007 Antologia Plastica”, Dall’enigma al sentiero dell’anima, Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto, Ufficio Culturale Egiziano, Roma, a cura di Nicolina Bianchi e Rabie Salama. 

2007 Soloplastica”, Essentia, Chiaravalle, AN, a cura di Leonor de la Oz. 

2006 Realtà Viniliche”, Il cibo tra espressione e mistero del vero, Sala Mercato Coperto, Falconara Marittima, AN, a cura di Nicolina Bianchi. 

2005 Operaplastica”,  L’evoluzione della materia, Galleria dei Soldati, Roma, a cura di Stefano Simmi e Nicolina Bianchi. 

2003 Ӕnigma”, Galleria Forum Interart, Roma, a cura di Nicolina Bianchi e Mario Luglio Conti. 

2000 “I colori del gusto”, Galleria Forum Interart, Roma, a cura di Nicolina Bianchi e Mario Luglio Conti. 

Da: REALTÁ POP-VIRTUALE, SATURA, n°27, 3°Trimestre 2014, pp. 98-99. 


di Andrea Rossetti 


Ha preso un po’ della cultura popular, l’ha contaminata con postille underground e applicata ad una formazione accademica di tutto rispetto. Federico Pisciotta ha così creato un ibrido pittorico tra perfezione tecnica e decadenza di segno, provocazione tallonante e familiarità delle immagini. È a ragion veduta allora che la consecutio logica delle sue immagini tende ad allentare il ritmo della propria funzionalità in un andazzo figurativo tutto dis-funzionale, là dove nulla possiede - deve possedere - più un senso proprio e tutto sembra voler propendere al paradosso più assoluto. Di primo acchito niente cui le dinamiche espressivo-visive della seconda metà del Novecento non abbiano già abituato, considerato che terminazione paradossale (nella doppia accezione logica e percettiva) è stata un po’ tutta l’avanguardia pop, quella che ha reso le immagini - e qui s’intende davvero ogni genere d’immagine - un prodotto di oltre-consumo adatto al “consumo artistico”; o, guardando la faccenda da un’altra prospettiva, che ha caldeggiato il lato più consumistico dell’arte. Ma come una mina vagante nel côté pitto-contemporaneo più smaliziato in fatto di pop-reloaded, Pisciotta prima ha ricomposto il valore iconografico di ogni soggetto, poi ridotto in singole immagini-icona per diffondere il gusto pienamente spicy di ristretti fotogrammi post-sociali, magari anche carichi di doppi sensi politically-incorrect. Pungente quel che basta, sicuro più di quanto oggi richiederebbero certe pulsioni pop-addicted, che il nostro artista romano prende con grano salis, come ben fece decenni or sono un certo Franco Angeli, esempio italico-verace d’immaginario pop decisamente fuori dal coro. Siamo all’apoteosi di un consumismo che col virtuale allaccia ponti in numero sempre maggiore, reclutati in scene da un videogame che diventano l’ordinaria amministrazione per chi, Pisciotta compreso, siede dall’altra parte. Dello schermo come della tela. Che spingere il tasto play messo a disposizione, simbolicamente peraltro bello grande ed evidente, a questo punto sia diventato una necessità vitale?  

 


Da: FUTURO ADESSO, presentazione di apertura alla mostra personale. 


di Pamela Cento 


Opere segnate da un figurativo pittorico che unisce la pittura tradizionale con una ricerca artistica ricca di tecnica e contenuti proiettati verso un futuro talmente prossimo da farsi prepotentemente presente. Simboli e icone del mondo contemporaneo e personaggi che vivono nella solitudine davanti al monitor di un computer, davanti ad un bicchiere di whisky quasi finito, o dentro gli interni di un market dove sembra abbiano passato tutta la loro esistenza. Vite consumate, e loro, personaggi tremendamente umani nella sostanza, hanno l’espressione attonita come stupiti di una vita di cui non riescono a coglierne il senso ed il verso, rimangono in stand by, aspettano silenziosamente e inermi che qualcuno li salvi, li trascini via da lì premendo il play per un nuovo avvio, per un’altra storia, dove si possa ancora vivere. Eppure avevano sogni grandi, da supereroi… per approdare invece su una poltrona rossa, vecchi e senza anima con una protesi in titanio al posto della gamba, dove l’essenza di una scintilla degli occhi nasce dalla dinamicità del giocare alla playstation®. Nessun play li salverà, per loro c’è solo l’oblio. Il pulsante play, presente in molte opere dell’artista, costituisce un forte elemento di rottura con la pittura tradizionale, questo predominante elemento geometrico non solo spezza la forma ma la arricchisce in modo totalmente inconsueto utilizzando un geroglifico contemporaneo, ormai universale nel significato e nella forma, a tal punto che chiunque ha e avrà la tentazione di cliccare quel play, che nelle opere di Federico Pisciotta si rivelerà mera illusione. 


 

Da: “Quant'è bella Giovinezza”, INCONTRARTI 2015, Le proposte del Premio Vasto, catalogo della Mostra, p. 7. 


di Daniela Madonna 


Le opere di Federico Pisciotta introducono nella pratica sapiente della pittura tradizionale elementi che ci riportano prepotentemente all’invasione del virtuale, del digitale, del telematico nella quotidianità di ciascuno. Con amara ironia l’artista raffigura giovani agganciati al mutismo dei videogiochi, che scandisce le emozioni a ritmo di play e di pause portando ad un solipsismo delirante. Unica compagnia, qualche sorso di alcolici in cui cercare sprazzi di allegria. L’uomo anziano con la maglia da supereroe, menomato nel fisico ma giocoso nello spirito, è anch’esso un’icona del nostro secolo malato di giovanilismo. 


 

Da: ARTE A PALAZZO, Il caleidoscopio dell’Arte Contemporanea in uno scrigno del Cinquecento, catalogo della mostra, pp. 94-95. 


di Azzurra Immediato 


La tradizione di formazione accademica di Federico Pisciotta trova una contrapposizione con il filone di ricerca che ha intrapreso nell’anno appena trascorso, intitolato Work — 2014 e che sta riscuotendo molto successo, anche grazie al valore concettuale che esso sottende. 

Un progetto che nasce e si sta sviluppando sotto l’egida dell’ibridazione fenomenica tra la pittura di matrice descrittiva e le immagini della nuova tecnologia virtuale. Tale commistione crea un neo surrealismo che per quanto possa apparire complesso come legame, in realtà, Pisciotta delinea con grande chiarezza. 

Descrivendo “quel mondo informatico in continua ed irruenta evoluzione che ha generato il mutamento della psiche umana e stravolto l'immagine che abbiamo di noi stessi”, l’artista romano evidenzia il punctum della sua ricerca analitica ravvisabile nello stravolgimento della riconoscibilità tra reale e virtuale, in cui il limite di cesura è così labile da non essere, talvolta, nettamente distinguibile. Matrice tecnologica e matrice reale sembrano correre sugli stessi binari e lo stravolgimento che l’uomo sta subendo tende, a ben guardare, più ad una possibile implosione che ad una reale evoluzione. I soggetti che il pittore mette in scena sono i nuovi videogame player che, talvolta, assumono le sembianze dei più noti protagonisti di alcuni dei giochi di ruolo più apprezzati, quali “The Last of Us, “Beyond: Two souls e Agni’s Philosophy 

…Ed ancora afferma: “Questo rapporto simultaneo con lo spettatore mi ha portato a trasmettere il fascino e la bellezza di questi capolavori del mondo informatico traducendoli pittoricamente alla “maniera” rivisitata dei Maestri del Rinascimento”. 

Ma cosa scaturisce nell’osservare le sue opere? In verità, ci si ritrova soli ad interrogarsi sull’esistenzialismo, sul valore dell’individualità umana, sulla sua transitorietà. La precarietà della nostra esistenza reale si traduce esattamente in quella solitudine che è generata nel vivere una realtà virtuale. Pisciotta descrive tutto ciò attraverso un realismo malinconico realizzato con lirismo formale, atti a farci notare, inesorabilmente, la precarietà delle nostre esistenze. 

Nell'opera per la mostra della Galleria Farini Concept, The secret of the chinese feather, i riferimenti con il virtuale sono molti, i conoscitori e frequentatori di videogiochi e realtà virtuali da console di gioco, riconosceranno ben più di un elemento, come anche il logo del social network più usato ove, ormai, passano tutte le informazioni del mondo. Il fruitore può immaginarsi in contatto diretto con l’opera, ma, ad oggi, per nostra fortuna, sappiamo ancora riconoscer(ci) fuori dalla realtà virtuale. 


 

Videoplayer (The Led Rgb) - Federico Pisciotta, 2013-2019 

 

di Benedetta Spagnuolo  

 

Federico Pisciotta, artista romano, si laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1997.  

Per molto tempo si applica allo studio e al perfezionamento delle tecniche pittoriche e dopo una breve parentesi “impressionista” si dedica totalmente ad un periodo artistico dove il surrealismo lo fa da padrone, recuperando gli schemi della tradizione figurativa rielaborati in chiave Pop e contemporanea.  

La componente essenziale della ricerca e della pittura di Federico è proprio l’accostamento di elementi d’ispirazione classica con oggetti-soggetti contemporanei, ed è da sempre segnata da simboli e allegorie che rivelano, con ironia, la precarietà dell’esistenza umana consumata dalle abitudini quotidiane e questo si evidenzia ancora di più nell’ultima fase della sua produzione.  

 

Uno dei progetti che l’artista porta avanti dal 2013 è la serie Videoplayer (The Led Rgb) composta da opere ad olio e tecnica mista su tela o tavola; in questo progetto esiste un elemento costante: l’icona di un Videoplayer in stand-by che è in attesa di ricevere il comando da colui che curiosamente lo vuole “cliccare”.  

L’artista nelle sue prime produzioni inserisce quest’icona come elemento pittorico, mentre successivamente lo estrapola materialmente dalla tela facendolo diventare un vero e proprio oggetto in 3D; da questo momento l’icona sarà intagliata nel legno e applicata su una lastra di plexiglass, per far che questa venga retroilluminata con luce alternata; grazie all’utilizzo di lampade led RGB l’artista ha ricreato in versione macroscopica l’effetto di un videoplayer a luce discontinua.  

Tutta questa serie è per lo più di grande formato, l’artista mette a suo agio lo spettatore per tentarlo ad interagire con l’opera, per poi successivamente illuderlo che non potrà realmente toccarla (visto che il videoplayer si riaccende in autonomia). Gli oggetti a grandezza naturale diventano così oggetti “del desiderio”. 

 

Federico da adesso in poi cerca di rappresentare, come dice lui stesso, “quel mondo informatico in continua ed irruenta evoluzione che ha generato il mutamento della psiche umana e stravolto l'immagine che abbiamo di noi stessi”.  

Tutti gli elementi raffigurati sono riconoscibili e legati alla presenza di un giocatore ossessionato dal virtuale e che vive in uno stato di eterna solitudine, tra questi troviamo consolle da gioco, bicchieri e bottiglie con dentro alcolici, spesso compaiono anche oggetti legati al vizio del fumo e all’ossessione per il cibo (dolci e frutta), come se la realtà si miscelasse con la finzione e il soggetto raffigurato si volesse giustificare di fronte al proprio comportamento ambiguo verso qualcosa o qualcuno.  

Quello che caratterizza particolarmente questa serie, non sono solo i personaggi immersi in un’ambientazione che oscilla tra classicismo e contemporaneità, ma è anche l’atmosfera stessa che non ha più limiti di tempo e spazio, come se i soggetti dipinti (donne dalle forti femminilità, bambini quasi ipnotizzati o uomini adirati) fossero bloccati tra fantasia e realtà; quello che però è concreto è che Federico vuole farci immergere in una quotidianità che sconfina con l’immaginazione, dove i soggetti diventano caricature dell’umanità e i volti accentuano i sentimenti di rabbia, tristezza e malinconia. 

  

Ogni personaggio rappresentato non è mai casuale, ognuno ha un significato a tratti nascosto e a tratti svelato e le opere sono ispirate a molti videogames dei nostri giorni con trame che descrivono esattamente il clima dipinto dall’artista:  

“Il ritmo della storia incide sulla vita stessa che appare altalenante, sospesa tra l'ansia e la quiete, la frenesia e qualche insperato sospiro di sollievo. Se da una parte emerge la necessità di correre per sfuggire alla violenza di un'umanità impazzita, dall'altra nasce l'esigenza di fermarsi a riprendere fiato, passando una notte dentro la casa di chissà chi, ammirando un tramonto, leggendo un fumetto, cercando di ritrovare sprazzi di una vita normale”.  

Personaggi legati ad un’identità soprannaturale, ad un’adolescenza drammatica, a ferite d’infanzia, al passato o ad una guerra virtuale, portano il giocatore/visitatore a farsi domande sull’esistenza, sul valore dell’individualità umana e sulla sua precarietà. 

  

Nella “realtà di Federico” la pittura indaga il virtuale, mentre il virtuale diventa più veritiero di ogni altra cosa; l’artista lusinga il fruitore attraverso ogni simbolo, ogni pennellata e ogni emissione di luce intervallata del tasto play.  

L’interazione di chi guarda è sul filo del rasoio tra vero e falso, perché se apparentemente tutti possono toccare l’opera, in realtà questo non è vero: l’opera non può essere sfiorata se non attraverso gli occhi e il desiderio di un visitatore che diviene “giocatore” virtuale dell’opera stessa; l’artista come il giocatore è costantemente messo al centro dell'esperienza, occupando di fatto il ruolo di regista inconsapevole e la transizione della nostra esistenza reale si traduce esattamente in quella solitudine che è generata nel vivere una realtà virtuale che sempre di più affianca la nostra vita. 

 

 

Testo di presentazione dal catalogo della mostra personale “I colori del gusto”. 


di Nicolina Bianchi 

 

Molto spesso le forme assimilate dai nostri sensi, a volte anche trasformate nelle dimensioni, tendono a farci riesaminare il mondo che ci circonda. 

Esplorare questo mondo che sembra apparire addirittura in continua rivolta contro le convenzioni, i conformismi estetici, i progetti di tradizione, significa per Federico Pisciotta creare, in una situazione rappresentativa estremamente concreta e realistica, stimolanti contrasti di dimensioni e bizzarrie di materiali figurativi, sempre più eccitanti nei significati d’immagine visiva e sempre più espressivi nei valori di un discorso sociale ed anche curiosamente educativo. 

Ostile ai sistemi chiusi della cultura e alla esclusiva preoccupazione dell’arte per l’arte egli trasforma, come negli enfatici modelli del Pop americano, il suo notevole “virtuosismo” creativo in una originale oggettività del vero, che pur nelle macroinvenzioni formali, rivela quel piacevole tocco di satira pittorica sui nostri mutevoli umori esistenziali, sulle nostre quotidiane manie, sui nostri frequenti malvezzi alimentari. 

Il colore, come il cibo, afferma Pisciotta, è continuo getto d’energia, è l’eros del gusto, è il punto di partenza di un antico ma sempre attuale processo vitale da cui attingiamo sempre nuove pulsioni. 

Alle categorie etichettate di realismi accademici e manieristici, noi scopriamo nelle sue opere la contrapposizione di un moderno iperrealismo dove ogni elemento si colora di speciali stimoli visivi ed entra in uno spazio deliberatamente fuori misura e fuori tempo che può essere vissuto soltanto in un immaginario superiore come in una illusoria pantagruelica dimensione. 

I suoi profiteroles nell’opulenza quasi sensuale dei gialli colati di bruno cioccolato d’asfalto, i suoi bucatini nell’intreccio di resine e neoprene, le sue uova al bacon, le sue crostate al limone, immaginate in immensi pavimenti di colorate moquettes hanno la forza ammagante dell’eccesso, l’intrigante sapore di un surreale oggetto del desiderio,,, 

Creare in versione decisamente ingrandita quegli alimenti che esistono nella vita reale, colorarli artificialmente di acrilici e smalti, rappresentarli come “invitanti” sculture imbottite di gommapiuma o vinile, è per il pittore scoprire un personale stile di assemblages, invitare gli osservatori a scoprirne insieme gli effetti, condurli ad un dialogo di provocazione e non soltanto visiva. Un dialogo che consegue alla prorompente vitalità dell’opera ed alla forza d’urto del suo speciale argomentare creativo. É forse anche un’occasione che Federico Pisciotta ci offre per riflettere sui valori del cibo, per discutere sugli spazi infiniti di asfalti e moquettes dove il “suo” cibo è immerso senza una benché minima logica di pertinenza, per incollare i nostri occhi ai curiosi dettagli delle sue stravaganti ma anche un po' romantiche provocazioni. 

“Una torta, affermava Whayne Thiebaud in una intervista, ha sempre ogni sorta di meravigliose e complesse associazioni. Il candore della meringa diviene per me una grande preoccupazione poetica: è come la neve, il gelo, come il concetto di purezza, assorbe e insieme riflette la luce, è composto di tutti i colori come i tovaglioli di Chardin...” 

 


L’ARTE DI FEDERICO PISCIOTTA 


di Mara Ferloni 


Dal catalogo della mostra personale “I colori del gusto”. 

 

Artista che lavora in silenzio con serietà e grande passione, Federico Pisciotta, con un linguaggio formalmente accessibile ci mostra in colore la sua visione di certe gioie legate al mangiare, materializzando lo spirito e la bellezza dei prodotti che la natura offre. Con grande padronanza dei segni, che ne delineano con maestria i contorni e i confini tra immagini e cose, conferendo all’opera la giusta luce e il movimento delle immagini stesse, Federico Pisciotta presenta in tele di grandi dimensioni temi originali nella loro normalità: uova al bacon, pomodori giganti, castagne, torte, bucatini che per lui diventano elementi palpitanti di vita, pronto a nobilitarli, a dar loro forza ed espressione, quasi un preciso invito a gustare le prelibatezze sia che provengano dalla terra, sia dalla fantasia creativa dell’uomo. La perfetta conoscenza del disegno, la tecnica curata e personale, insieme ad una armonia cromatica fanno di questo giovane pittore di talento, conservatore di un figurativo sempre apprezzato, una presenza che diventerà sicuramente sempre più di rilievo nel panorama dell’arte contemporanea. 

 


UN’OPERA AL “SINGOLARE” 


di Barbara Pisciotta 


Dal catalogo della mostra personale “I colori del gusto”. 

 

Quando si ha la fortuna di conoscere le opere attraverso l’artista, è impossibile non ritrovare i tratti di una complessa maturazione interiore nella sua straordinaria sensibilità pittorica. E si coglie immediatamente l’ambiguità cromatica e spaziale di quest’opera. Un’opera al singolare, o forse una sovrapposizione di piani infiniti, dove i contrasti cromatici e l’esasperazione delle forme creano una sensazione di precarietà e disorientamento. Condizione che può essere la sua, ma soprattutto è la nostra: al realismo delle forme si contrappongono l’irrealismo delle dimensioni e il surrealismo di una collocazione spaziale “improbabile” che si fondono in una visione d’insieme conflittuale e d effimera. Nel rivelare se stesso, l’artista recupera il proprio rapporto con il mondo esterno e d approda ad una nuova, personalissima interpretazione dell’arte. 

 


Federico e l’ÆNIGMA, l'arte e lo SPAZIO 


di Nicolina Bianchi 


Testo di presentazione dal catalogo della mostra personale “ÆNIGMA”. 

 

ÆNIGMA delle cose, del tempo, di moderni misteri... 

ÆNIGMA di sogni e leggende, di storia, di spazi e vestigia... 

ÆNIGMA di immagini nuove “soffiate” dal vento di secoli fa. 

Mistero del vero o magia dejà vu, capriccio di spazio che inganna la logica e il tempo. 

“Passato e presente”, un solo racconto si schiude sospeso tra spazi ed oggetti, parole dipinte, colori scolpiti, massicci rilievi di simboli nuovi o segni d’antico che parlano ancora, custodi invisibili e soli tra cubi e cilindri, tra cerchi spezzati o tagliati di grigi e di bruni. 

Tra forme e pitture serrate dal cosmo, misteri di luce, di bianco d’albume, di tuorli seriali e spicchi di vita che vivono genesi d’oro, sulle calde moquette di verdi e di rossi, su spazi “imperiali”, colati d’antico, velati di resine-marmo, di lucidi smalti, di forme e bitumi, moderne colonne di storia, barattoli ed archi, pietre e memorie di dori e corinzi... e ancora barattoli, il cibo, la vita tra i capitelli traversi dove cubi e cilindri, accolgono, immensi, le immagini attive di un pittore poeta. 

Azioni di scena tra architetture e stupori e tu, fantasista e inventore di forme e di idee, costruisci e dilati tensioni espressive, di statue e profili, di simboli aperti agli “infinti futuri”, surreali e inquietanti come attori di Strehler. 

É un dettato seriale di meraviglie pittoriche, di solitudini e pensieri, di alta interpretazione creativa. É un gioco ardito che esplora a nima e vita, che assembla angoli e oggetti, architetture e luoghi, custodi di vecchie solidità e di moderni volumi. 

Racconti che bloccano il tempo nelle geometriche cromie, nella colta contemporaneità della materia, nella morbida, quasi erotica morbidezza della gomma, nelle fluidità resinose che cadono, come rivoli pittorici, sulla continua allusione degli enigmi...o nella luce del gesso che spacca di bianco spazi e atmosfere. 

Davide e Mosè sono anch’essi profili di spazio. 

Lo spazio che domina mezzi ed azioni, lo spazio che si gonfia sotto la plastica gestualità dell’artista, lo spazio che inventa e incatena arcaico e attesa del dopo. 

“Creare nuove dimensioni per l’arte, spezzare i limiti dimensionali della superficie...” affermava Fontana. 

Nuove libertà di interpretazione, la tua, nuova “ribalta” di ricerche plastiche, di effetti allusivi, di evocazioni e culture del vero. 

Una storia d’infinito mistero è la vita sulla tua tela, sulle tue forme. 

Donna e Sibilla, Figura ed Oracolo, eterna Ragione dell’Arte. 


 

Il mistero dell’ARTE


di Barbara Pisciotta 


Dal catalogo della mostra personale “ÆNIGMA”. 

 

Il mistero della vita, l’immortalità dell’arte, il contrasto tra il vecchio e il nuovo, la fugacità delle cose terrene, sono questi i temi che si accavallano nella riflessione dell’artista e che vengono raffigurati in una sequenza di personalissime inquadrature. 

Lo spettatore rimane prima inchiodato dinanzi ad un palcoscenico che rappresenta la continuità ideale tra i fasti del passato e le incertezze del futuro, tra le rovine di ciò che è stato e la surreale interezza di ciò che è ora ma non sarà più. É la vita quotidiana, con i suoi colori, le sue forme, i suoi miti. É l’essenza dell’arte, che traspare nella continua evoluzione di quelle stesse forme, negli infiniti rivoli di colore che spezzano la monotonia della quotidianità e ci regalano l’emozione di uno spazio senza tempo, senza confini. 

Questo groviglio di sensazioni si dipana poi in una successione di romantiche visioni oniriche che avvolgono lo spettatore e lo proiettano al centro di un delirio di immagini, di elementi metaforici, di “squarci” di vita quotidiana, L’uovo, nucleo vitale originario, che l’artista riproduce in ciascuna sequenza, è l’elemento che dà corpo alle sue emozioni, che determina i suoi stati d’animo. 

Dalla vitalità che emanano i contrasti dei gialli e dei verdi, alla serenità delle sfumature pastello, al commosso omaggio ai capolavori del passato si arriva al violento impatto cromatico della rabbia, del dolore, della solitudine. Le inquadrature talvolta “trasudano” la sofferenza dell’artista, “colano” le sue emozioni più intime, raffigurano le sue ansie, le sue paure. 

La straordinaria leggerezza che diffondono i capitelli immersi in un tranquillo pomeriggio estivo appare davvero reale, autentica, così come è autentica quella profonda inquietudine che emerge dallo sfondo glaciale dei due cubi sovrapposti. Ed è proprio la consapevolezza di aver risolto il proprio rapporto con l’arte che nasce quell’inquietudine. L’inquietudine di doversi misurare, giorno per giorno, con le mille contraddizioni della realtà. 


 

Le uova di MOSÈ 


di Bartolo da Sassoferrato (pseudonimo) 


Dal catalogo della mostra personale “ÆNIGMA”. 

 

Le opere dell’antichità sopravvivono al tempo, replicando nella perfezione classica degli elementi che la compongono, la razionalità implicita delle forme armoniche e stabili della natura. 

L’irruzione dell’uomo nella storia è l’affermazione del mondo della libertà umana sulla necessità naturale, del dover essere come risultato di un’opzione, sull'essere come risultato dell’evoluzione o se si vuole, della creazione. 

Ma questa fuga dinamica e gloriosa verso un mondo fatto di volontà scissa dalle leggi della natura è un coraggioso abbandono del criterio interpretativo della realtà prescelto dall’arte antica confidente nella razionalità naturale. 

In questa sovrapposizione di piani e di interpretazioni, consentite dall’accavallarsi del presente e della memoria nel corso dei secoli, le opere fallimentari dell’uomo moderno e libero ammantano gli scenari del passato di una luce irreale che avvolge sfondi deserti e spazi indefiniti e indefinibili colorando gli oggetti comuni con toni incongruenti e inesistenti. 

Nella raffigurazione luminosa l’oggetto moderno, sintetizzato in simboli ed evocazioni, il bene di consumo, sintomo dei pericolosi percorsi della vita attuale, si pone come un elemento di protervo disturbo accanto ad opere immortali trasudanti, con effetto desolante di insostenibile irrazionalità. A svelare, alla fine, una totale perdita di significato. 

Lo spazio si dilata, accogliendo contraddittoriamente capolavori del passato e forme irrazionale che giacciono come inquieti relitti poggiati su sfondi orfani di un assente annunciato: l’uomo. 


 

Testo di presentazione dal catalogo della mostra personale “Operaplastica”.


di Nicolina Bianchi 

 

Ogni mostra personale di Federico Pisciotta si trasforma in un particolare evento pittorico. 

L’antitesi tra una realtà immaginaria ed una quotidiana realtà incalzata dalla trasformazione tecnologica del mondo e delle cose è continuamente sottolineata dalla profonda esaltazione di una variegata ed inedita matericità. Un intrico convulso che dialoga attraverso una gestualità fortemente partecipata. 

I suoi dipinti, come grandi scenografie esistenziali, coniugano, nel loro interno, un intuito istintivo dell’infanzia con una più “adulta” esperienza di comunicazione culturale. 

Ragione ed arte, simboli e figure, spazi ed oggetti diventano così parole di colore, diventano impatto e confronto con una importante libertà visiva, diventano gocciole di materia, fili di luce di bianco nitro che inventano griglie e geometrie d’effetto. Un modo diverso per costruire con giochi di smalti il tessuto connettivo di un’opera, un modo per definire le continue analisi di numerosi materiali pittorici, per inventare trasparenze di plastiche figurazioni, immaginarie silhouettes o curiosi interpreti della pubblicità, rosse poltrone, una pera contorta, giocattoli, prese di corrente elettrica, codici a barre... protagonisti tutti di un mondo che vive e si anima della stessa materia di cui si compone, quella materia che si fa rigide e duttile a un tempo, che si incontra fin con le più piccole molecole come in un inesauribile ed universale happening. 

E nessuna velatura sospesa, nessun taglio prospettico, nessun colore o atmosfera è mai casuale, come mai casualmente il suo spicchio d’uovo sodo o il suo nero bitume di fondo continuano in ogni opera a segnare la sua identità d’espressione, l’immenso enigma e la sottile allegoria della vita. 

Operaplastica è come un nuovo apparire creativo, è il racconto gestuale di un pittore che pur molto giovane si evolve secondo una sua costante ed impegnata progressione storica. 

Un pittore che, come Federico Pisciotta, riesce ad immergersi nell’esaltante forza d’urto del colore, ma riesce anche a toccare le nostre più intime emozioni con gli occhi intensi e pensosi di una bambola dipinta. 


 

Prefazione dal catalogo della mostra personale “Antologia Plastica”. 


di Rabie Salama 


Addetto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica araba d’Egitto 

 

L’intercultura è la promozione di scambi tra diverse culture, forse un’utopia, se ci fermiamo un attimo a guardare tutto quello che sta succedendo nel mondo intorno a noi. Eppure il Centro Culturale Egiziano si pone tra i suoi principali obiettivi proprio quello di promuovere il dialogo tra le diverse culture mediante la realizzazione di incontri e ambiti di interscambio, dove i valori, le idee, gli ideali, le credenze e le opinioni delle persone si possano incontrare; non solo per far conoscere la propria cultura, ma anche per costruire un dialogo fra la grande varietà e ricchezza di modi di vivere e trovare così i punti in comune al di sopra di ogni differenza. 

L’arte, in quanto espressione della creatività dell’individuo e quindi capace di produrre e modificare la conoscenza, si pone come mezzo perfetto per la realizzazione di tale obiettivo. 

Oggi il centro Culturale Egiziano è lieto di ospitare le opere di Federico Pisciotta, un giovane artista romano, che si propone con una importante rassegna antologica, ricca di momenti evolutivi che segnano un percorso di ricerca plastica e figurativa. 

Tra simboli, antiche memorie e autoritratti, Federico Pisciotta analizza un mondo dove forme e colori narrano l’universalità della nostra storia. Una universalità che unisce noi tutti, italiani, egiziani, e tutto il genere umano. 


 

Dal catalogo della mostra personale “Antologia Plastica”. 


di Mario Pinzauti 


Giornalista e Conferenziere Europeo, già direttore RAI 

 

Lo dico e lo ripeto a tutti gli amici artisti quando mi chiedono di dire o scrivere qualche parola sulle loro opere: io non sono un critico e non ho studiato arte. 

A tutti dico e ripeto però che sono un amico dell’arte e ho la presunzione di ritenere che quest’amicizia sia ricambiata a tal punto dal permettermi di riconoscere davanti ad un quadro, a una scultura, a un’altra opera d’arte il confine tra il dilettantismo, il mestiere e la genialità. 

Bene, la mia amicizia con l’arte si è ultimamente espressa con chiarezza, perfino con una certa prepotenza di fronte ad “Antologia Plastica”, la mostra di Federico Pisciotta. Mi ha addirittura proibito incertezze e d esitazioni. Mi ha invitato a prendere nota del fatto che questa è arte vera. 

Accolgo questo invito e lo trasmetto a tutti coloro che visiteranno la mostra. 

Non c’è dubbio che molti di loro, come è avvenuto a me, capiterà di chiedersi a quale significato facciano da copertina le figure, gli sfondi, il felice amalgama di colori (per me soprattutto meravigliosi i celesti) che s’incontrano visitando “Antologia plastica”. 

Qualcuno vedrà richiami alla mitologia, a Freud, altri inviti al sogno o alla comunicazione con l’ultraterreno, tanto ancora. 

In ognuno resterà la convinzione che Federico Pisciotta, il ragazzo che, come altri, è artisticamente cresciuto nell’atelier di Mario Luglio Conti e Nicolina Bianchi, è oggi un pittore che merita non un applauso ma una standing ovation e non solo da parte degli amici dell’arte ma anche dai critici, soprattutto dal pubblico. 

 


Testo di presentazione dal catalogo della mostra personale “Antologia Plastica”. 


di Nicolina Bianchi 


Critico d’arte, Editore e Direttore SEGNI D’ARTE 

 

Federico Pisciotta condensa nelle sue recenti creazioni più di un decennio di attività artistica e la mostra romana “antologia plastica” rappresenta il vero significato di una conquista. 

L’attuale immaginario di Federico Pisciotta è legato ad una testura narrativa in cui si libera e si racconta il suo universo pittorico, un universo fatto di nuove scoperte, di sequenze cromatiche, di intuizioni, di chiare definizioni autobiografiche. 

Una storia a colori, di volumi, di materia, in una dimensione di mistero e di enigmatiche simbologie che accompagna il suo vivere l’arte, sull’onda emotiva di una personale analisi introspettiva. 

Maschere, codici a barre, personaggi di fiaba o di gioco, cavalli e scacchiere per svelare in silenzio i retrò delle apparenze. Costruire la vita sulla tela, colorare metafore, tra “arrocchi e “stacchi” di vinile e cemento, tra prese e abbandoni di suggestioni e pensieri, tra spazi imprevisti di azzurri e di rossi assoluti. 

Questo il nuovo clima creativo di Federico Pisciotta, l’evolversi ed il perfezionarsi di originali mezzi espressivi dove la forma diventa impronta essenziale del suo nuovo linguaggio materico. 

 


I volti dell’anima 


di Barbara Pisciotta 


Dal catalogo della mostra personale “Antologia Plastica”. 

 

Il viaggio virtuale che l’artista ci offre nella sezione inedita di questa antologia è probabilmente il momento più intenso e autentico della sua elaborazione pittorica. 

Introspezione e ricerca di nuove modalità espressive si fondono in un percorso travolgente che conferma la sua definitiva maturazione personale e artistica. L’autore ci trasporta attraverso il sentiero delle sue emozioni intime, tra passato e presente, nostalgia per ciò che è perduto e ansia per ciò che potrebbe essere. 

L’impatto espressivo è volutamente violento: visioni e autoritratti incombono sullo spettatore alla stregua di blocchi di cemento armato che ostruiscono la via. Il messaggio giunge immediato e invita chi guarda a fermarsi. Tempo e spazio assumono il ritmo incalzante della modernità. Non c’è più la percezione di una corrispondenza tra l’uomo e la natura (Il sentiero dell’anima). Si respira l’odore del cemento, si ammira un cielo metallico, si avverte remoto il pulsare della vita. Un campo di papaveri si trasforma in un oggetto del desiderio: lontano e inafferrabile (Ultima visione di un paesaggio invalicabile). Tutto ciò che in qualche modo rappresentava la fonte di ispirazione per gli artisti di ieri, oggi è contrassegnato da un limite invalicabile. 

É qui che la sensibilità dell’artista coglie l’elemento di rottura tra natura e arte e lo sublima in una raffinata ed efficace rappresentazione del nostro tempo. 

Il suo laboratorio privilegiato è il mondo: si intuisce osservando la sua immagine riflessa sullo sfondo di rame cangiante, A muovere la sua mano è un groviglio inestricabile di sensazioni che si dipana vorticosamente sulle tele. Il braccio proteso verso lo spettatore è l’elemento che unisce la vita e l’arte, il mondo reale e la sua personale raffigurazione (Autoritratto riflesso). L’artista entra e esce dalla realtà continuamente, ci osserva e ci guida dentro il suo universo interiore, regalandoci se stesso e le proprie emozioni (Autoritratto alla porta). 

Tutto si muove all’interno di uno spazio visivo privo di confini (il cavallo e la regina). La vita corre veloce lungo i fili dell’alta tensione, viaggia verso l’ignoto, assorbe e trasmette i suoni del tempo. 

Nessuno può fermarla, eccetto l’arte. L’eterno dilemma tra realtà e finzione si risolve in un gioco di colori e di specchi e si dissolve nell’immagine di ciò che resta. Noi stessi. 

L'artista Federico Pisciotta accetta opere su commissione riguardanti la ritrattistica e le opere personalizzate.

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